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" [...] poiché il levarsi del Re del Mare era terribile, a guisa di montante onda che s’avventi alla terra con scuro elmo crestato di schiuma e coperta di cotta svariante dall’argento alle tonalità del verde. Le trombe di Manwë sono fragorose, ma la voce di Ulmo è profonda come le profondità dell’oceano che lui solo ha visto. [...] tutti i mari e i laghi, i fiumi, le fonti e le sorgenti sono sotto il suo dominio; sicché gli Elfi sostengono che lo spirito di Ulmo scorra per tutte le vene del mondo."
Il Silmarillion, Valaquenta, "I Valar".

Ulmo è il terzo in ordine di importanza e maestosità tra i Valar, dopo Manwë e Varda e intrattiene forti legami di amicizia con Manwë. Ha sempre diffidato di Melkor, e il Signore Oscuro ha sempre avuto paura del mare quasi quanto teme Varda, poiché il mare non può essere asservito in nessun modo.

Ulmo non ha mai vissuto a Valinor, né ha mai avuto una casa in nessun posto sulla terraferma, dato che preferisce le profondità marine e i fiumi della Terra di Mezzo. Il suo palazzo, situato sul fondo di Ekkaia, è chiamato Ulmonan. E insieme a Varda ,Manwë ,e Mandos e uno degli Ainur che più si è addentrato nella volontà di Eru.

Nomi e etimologia[]

Ulmo è un nome Quenya che deriva dal Valarin Ulubôz, Ullubôz" e il cui significato è "colui che versa".

In Sindarin è noto con il nome di Ulu, ma viene anche chiamato Guiar o Gulma

Descrizione[]

Ulmo, Lord of the Seas by Ösel Soto

Ulmo, Ösel Soto.

Aspetto e carattere[]

"Ulmo ama sia gli Elfi che gli Uomini, e mai li ha abbandonati, neppure quando essi incorsero nella collera dei Valar"
—Ulmo, Il Silmarillion, "Valaquenta"

Ulmo in quanto Ainur non aveva bisogno di una forma fisica, ma quando discese in Arda assunse l'aspetto di una figura imponente, dai capelli e dalla barba argentata e bluastra lunga sino ai piedi. Nulla era profondo quanto il suo sguardo e la sua voce che pareva provenire dalle profondità abissali. Vestiva con una cotta di maglia azzurra e argentata dalla foggia simile alle squame dei pesci e con un manto di un verde luccicante intessuto con una sostanza sconosciuta; chiunque lo fissasse pareva di vedere i vaghi movimenti delle acque abissali punteggiate dalla luce sfuggente di pesci fosforescenti. Era cinto da un cordone di grandi perle e calzava possenti scarpe di pietra. Non portava elmo né corona. Era solito suonare uno degli Ulumúri, peculiari strumenti a fiato, ciascuno dei quali era ricavato da molte grandi conchiglie attorcigliate. Coloro che ne udivano il suono venivano pervasi per il resto della vita dalla nostalgia per il mare[1].

Caratterialmente Ulmo è un Valar particolare, che si differenzia dai suoi fratelli in molti modi: egli infatti non risiede a Valinor, ma preferisce dimorare nel suo palazzo sottomarino in Ekkaia e di rado prende parte ai concili presso l'Anello del Destino, a meno che non si tratti di materie di particolare importanza.

Inoltre è più attivo dei suoi fratelli nelle vicende che riguardano il mondo e spesso agisce in contrasto rispetto a loro, sebbene mai in ribellione alla volontà di Manwë; infatti, quando Melkor venne sconfitto egli parlò contro l'idea di portare gli Elfi in Aman, anche se poi accettò la decisione presa a maggioranza, e durante la Prima Era, mentre gli altri Valar adottarono sostanzialmente una politica di non intervento, egli nel limite del possibile cercò di aiutare Elfi e Uomini nella loro lotta contro l'Oscuro Signore: fu lui infatti a suggerire a Turgon e Finrod la costruzione delle fortezze di Nargothrond e Gondolin, così come fu sempre lui ad inviare emissari con validi consigli ai Signori degli Elfi, anche se spesso capitò che questi non venissero seguiti, causando grandi tragedie come il Sacco del Nargothrond e la Caduta di Gondolin.

" [...] quindi Ulmo, il quale amava tutti i fiumi, e in questo modo particolare, procedette a piedi, vestito sino alla cintola con una cotta di maglia che ricordava le scaglie di pesci azzurri e argentei; d'un azzurro argenteo erano i suoi capelli e la barba, che gli scendeva sino ai piedi, era dello stesso colore ed egli non portava né elmo né corona. Da sotto la cotta scendevano i lembi della tunica, che era di varie tonalità di verde lucido, ed è ignoto di quale materiale fosse intessuta; ma a chiunque guardasse nelle profondità di quei cangianti colori pareva di osservare i deboli movimenti delle acque, percorse dalle fuggevoli luci dei pesci fosforescenti che vivono nell'abisso. Era cinto da una corda fatta di possenti perle e, ai piedi, aveva possenti scarpe di pietra."
La Caduta di Gondolin, cap. I, "Il racconto de La Caduta di Gondolin".

Poteri e attributi[]

Ulmo è uno dei più potenti Valar esistenti, e gerarchicamente viene subito dopo Manwë e Varda. Assieme a Manwe e Mandos è tra coloro che sono più addentro ai segreti della Musica degli Ainur, e si dice che attraverso le sue acque gli Eldar possano ascoltare i lontani echi di questa musica.

Fin dagli inizi è sempre stato un fedele alleato ed amico di Manwë, anche per la stretta connessione tra l'acqua e l'aria quando la prima diventa vapore e forma le nuvole, ed entrambi sono tra i Valar coloro che seguono più fedelmente la volontà di Ilúvatar.

Il suo imperio si estende su tutte le acque, compresi i fiumi, le insenature, e perfino le acque sotterranee. Attraverso queste ultime si è tenuto in contatto con Arda, fino a sapere più cose di Manwë sui Figli di Ilùvatar; per questo si dice che vive nelle vene del mondo.

Ulmo soleva viaggiare nelle profondità marine a bordo di un grande carro a forma di balena trainato da balene, narvali e leoni marini con il quale riusciva a coprire in pochi giorni distanze che altri avrebbero percorso in anni. La sua partenza da Ulmonan era annunciata dal suono di strumenti ricavati da conchiglie marine.

Maiar di Ulmo[]

Come per gli altri Valar anche Ulmo ha una schiera di Maiar suoi vassalli, i quali esercitano i propri poteri sulle acque e gli elementi del mare. I principali vassalli del Valar sono:

  • Ossë: signore delle onde e delle correnti, è uno dei Maiar più potenti in circolazione; di temperamento assieme focoso e ribelle, spesso si diverte a scatenare tempeste anche solo per diletto. Ama molto i Teleri, ai quali ha insegnato a costruire le navi e i segreti delle correnti.
  • Uinen: moglie di Ossë e patrona delle creature marine, viene spesso invocata nelle preghiere dei marinai affinché plachi la furia del suo compagno e favorisca una navigazione tranquilla.
  • Salmar: araldo di Ulmo è stato l'inventore dei corni Ulumúri.
  • Uin: conosciuta anche come "Balena Ancestrale", ha la forma di un'immenso cetaceo e spesso traina il cocchio marino di Ulmo; il fatto che sia un Maia o meno è oggetto di discussione, in quanto alcuni suggeriscono che in realtà sia uno degli spiriti ancestrali di Arda similmente a Tom Bombadil.

Biografia[]

Origini e la discesa in Arda[]

Ulmo entrò in Arda con Manwë all'inizio dei tempi, e di esso fu sempre un fedele amico e alleato. Assieme a Manwë e Mandos, Ulmo è dei Valar colui che più è addentro alla volontà di Eru e della Musica degli Ainur, tanto che spesso si dice che gli elfi possano ascoltare nelle sue acque i lontani echi di questa musica.

Da sempre ostile a Melkor, fu tra i suoi più fieri avversari. Raramente si è riunito nel Máhanaxar (l'anello del Destino dove si incontrano i Valar per prendere decisioni), ed è intervenuto solo se convocato o comunque solo in situazioni critiche, e difficilmente si mostrava in pubblico come un essere antropomorfo, dato che la sua forma avrebbe terrorizzato ogni uomo o elfo, vestito come un'onda gigante e rivestito di una scintillante armatura verde, mentre suona i suoi grandi corni chiamati Ulumúri, costruiti per lui da Salmar. Inoltre il suo carro è trainato da un'otaria e da un narvalo, gli unici animali assieme alla balena Uin a vivere nell'Oceano Esterno.

Il risveglio degli Elfi e la cattività di Melkor[]

Quando Oromë tornò a Valinor annunciando l'avvenuto Risveglio degli Elfi, Ulmo fu tra coloro che caldeggiarono la Guerra per la Salvezza degli Elfi per abbattere il potere di Melkor e salvare i Primogeniti dalla sua maligna influenza.

Dopo la distruzione di Utumno i Valar tennero consiglio per decidere cosa fare degli Elfi: Ulmo inizialmente si oppose al piano di Oromë di portare tutti gli Elfi su Aman, tuttavia non vi pose ostacolo in quanto capì che era ciò che i Primogeniti desideravano.

Così Ulmo, assieme al suo vassallo Ossë e alla balena Uin, funse da traghettatore e servendosi di un'Isola distaccata dalla Baia di Balar trasportò le tre stirpi degli Elfi in Aman, per poi ancorare l'isola nella Baia di Eldamar che divenne poi nota con il nome di Tol Eressëa nella Baia di Eldamar.

Quando giunse la fine della cattività di Melkor e venne portato dinnanzi ai Valar affinché fosse giudicato, Ulmo si oppose alla sua liberazione assieme a Tulkas. Tuttavia Manwë, incapace di riconoscere il male, credette al pentimento dell'Oscuro Signore e decretò che avrebbe potuto aggirarsi libero per Aman. Ulmo, assieme a Tulkas e Varda, mantenne comunque la sua diffidenza e non credette mai al sincero pentimento del nemico.

L'Ottenebramento di Valinor e la Guerra dei Gioielli[]

Dopo che Melkor rubò i Silmaril Fëanor convinse il suo popolo ad abbandonare Valinor, in quella che viene ricordata come la Fuga dei Noldor. Manwë ordinò espressamente ai Valar di ostacolare la partenza dei Noldor da Aman, e per questo Ulmo non rispose alle preghiere dei Teleri a seguito del massacro del Primo Fratricidio.

Successivamente partecipò all'Occultamento di Valinor, contribuendo a creare l'arcipelago delle Isole Incantate, ma a differenza dei suoi fratelli non si disinteressò al destino degli abitanti della Terra di Mezzo e continuò a giocare un ruolo importante nelle vicende ad est del Mare, contribuendo non poco alla sconfitta dell'Oscuro Signore.

La costruzione di Gondolin e del Nargothrond[]

Turgon and Finrod on the bank of Sirion by Mysilvergreen

Turgon e Finrod ricevono la visita di Ulmo in sogno.

Come detto sopra Ulmo, anche dopo l'Ottenebramento di Valinor, rimase vigile a differenza degli altri Valar, osservando tutto ciò che accadeva durante la Guerra dei Gioielli: infatti il suo potere si diffondeva non solo attraverso le acque dei fiumi Sirion e Gelion, ma anche in tutti i corsi d'acqua della Terra di Mezzo e così veniva a conoscenza di qualsiasi cosa avvenisse nel Beleriand.

Poco prima della Dagor Aglareb apparve in sogno a Turgon e a Finrod, i quali durante una battuta di caccia si erano appisolati sulle rive del Sirion: servendosi del sogno il Vala suggerì ai due signori degli Elfi di costruire dei luoghi sicuri per il proprio popolo in vista delle grandi difficoltà a venire, suggerendo anche i luoghi dove essi avrebbero potuto edificare le proprie roccaforti.

Così consigliati a Turgon e Finrod si misero al lavoro e costruirono dunque l'uno la città di Gondolin (nascosta nella Valle di Tumladen) e l'altro la reggia del Nargothrond sulle rive del Sirion.

Poco prima che Turgon lasciasse il Nevrast, Ulmo apparve nuovamente al re elfico dicendogli che in futuro, quando ne avrebbe avuto maggiormente bisogno, avrebbe inviato a Gondolin un suo messaggero e per questo gli suggerì di lasciare una cotta d'arme nella reggia di Vinyamar così che avrebbe potuto riconoscerlo.

Il destino del Nargothrond e la chiamata di Tuor[]

" «Bada però! » continuò « nell'armatura del Fato (così lo chiamano i Figli della Terra) c'è sempre una crepa, e nelle mura della Sorte una breccia, e ci sarà sino al pieno compimento, quello che voi chiamate la Fine. E così sarà mentre io duri, una voce segreta che contraddice e una luce dove dovrebbe essere oscurità. Ragion per cui, sebbene nei giorni di questa tenebra possa sembrare che io mi opponga alla volontà dei miei fratelli, i Signori dell'Ovest, tale è il mio ruolo tra loro, impostomi fin dalla creazione del Mondo.»"
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Sebbene non potesse cancellare la Maledizione di Mandos, cercò sempre di aiutare i Noldor nella speranza di temperarne in qualche modo gli effetti; tuttavia non sempre i suoi consigli vennero seguiti: egli infatti previde la rovina del Nargothrond e per evitarla inviò come suoi messaggeri Gelmir e Arminas da Orodreth ordinando al Re di abbattere il ponte sul Sirion e chiudersi nella fortezza in attesa di tempi migliori.

"«La Nequizia del Nord ha profanato le sorgenti del Sirion e il mio potere si ritira dalle dita delle acque correnti. Ma un evento ben peggiore sta per verificarsi. Dite dunque al Signore del Nargothrond: chiudi le porte della tua fortezza e non uscirne. Scarica le pietre del tuo orgoglio nel fiume fragoroso, per modo che il male non possa trovarne l'accesso.»"
Il Silmarillion, cap. XXI, "Turin Turambar".

Tuttavia Turin Turambar, che nel frattempo era diventato il vero capo del Nargothrond imponendosi sulla debole volontà del Re Orodreth, non volle prestare orecchio ai consigli dei messaggeri di Ulmo e riuscì a imporre al sovrano la propria volontà di continuare la guerra aperta con Angband, segnando in tal modo il tragico destino di coloro che vivevano nella roccaforte.

Fu invece Tuor, cugino di Túrin, che Ulmo scelse come proprio messaggero da inviare a Gondolin per portare le sue parole a Turgon. Con non poca fatica, in quanto spesso l'uomo non seppe cogliere i suoi segnali, il Signore delle Acque riuscì a condurre l'uomo fino nel Nevrast, dove gli fece recuperare la corazza e le armi lasciate ivi da Turgon secoli prima. Dopo che Tuor si fu rivestito delle armi, finalmente il Vala gli apparve.

Ulmo and Tuor by Renato Domingos
"L'onda venne alla sua volta, sovrastata da un'opaca nebbia. Poi d'un tratto, quando fu vicina, si arricciò e si ruppe, e si precipitò in avanti con lunghe braccia di schiuma; ma, là dove si era spezzata, si stagliava, scura contro la tempesta avanzante, una viva forma di grande statura e maestà. [...] La figura portava un'alta corona come d'argento, da cui lunghi capelli spiovevano a mo' di schiuma, rilucenti nel crepuscolo; e quando aprì il manto grigio che lo copriva come una nebbia, o stupore!, era rivestito di una cotta scintillante, fitta come le squame di un enorme pesce, e di una tunica verde scuro che baluginava e fremeva di marino fuoco mentre lentamente la figura procedeva verso terra. In questa guisa l'Abitatore del Profondo, colui che i Noldor chiamano Ulmo, Signore delle Acque, si mostrò a Tuor figlio di Huor della Casa di Hador ai piedi di Vinyamar. Ulmo non mise piede sulla spiaggia, ma parlò a Tuor stando immerso fino alle ginocchia nel mare brumoso e, per la luce dei suoi occhi e il suono della sua voce fonda che pareva giungere dalle radici del mondo, paura piombò su Tuor, che si prosternò sulla sabbia."
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Ulmo chiese a Tuor di recarsi in fretta a Gondolin in veste di messaggero e provocando così il matrimonio tra Tuor e Idril (la figlia di Turgon), che daranno poi alla luce Eärendil. Anche in questo caso tuttavia, come per il Nargothrond, le sue parole non vennero ascoltate: egli infatti attraversò Tuor preconizzò a Turgon la rovina di Gondolin, e per mezzo del suo messaggero invitò il Re ad abbandonare la città col suo popolo, cercando riparo a sud e preservando la vita della sua gente dalla futura rovina. Accadde però che Turgon, il quale amava la propria città e gli si sarebbe spezzato il cuore nel lasciarla, confidasse troppo nella segretezza nella quale aveva celato Gondolin e, anche a causa dei malevoli consigli di Maeglin, non accolse l'invito dei Valar, segnando in tal modo il proprio destino e quello di molti dei propri sudditi.

Il Terzo fratricidio e il salvataggio di Elwing[]

Ulmo saving Elwing

Ulmo slava Elwing dalle acque.

Il Valar intervenne nuovamente nelle vicende della Guerra dei Gioielli durante il Terzo Fratricidio, salvando la Elwing, la moglie di Eärendil, dal saccheggio dei porti di Sirion: la fanciulla infatti, per non lasciar cadere il Silmaril nelle mani dei Fëanoriani, si gettò con esso dalla scogliera intenzionata a uccidersi. Tuttavia Ulmo intervenne e, salvatala dalle acque, la trasformò in un gabbiano e le fece raggiungere Eärendil, permettendole così di portare a suo marito il gioiello, il quale si rivelò indispensabile per raggiungere Valinor.

"Eppure Maidros non riuscì ad avere il Silmaril, perchè Elwing, vedendo che tutto era perduto e che il figlio Elrond era stato fatto prigioniero, eluse l'esercito di Maidros e, col Nauglamir sul petto, si gettò in mare e, come tutti pensarono, morì. Ma Ulmo la recò nell'alto e le diede l'aspetto di un grande uccello bianco e sul suo petto, mentr'ella volava in cerca dell'amato Earendil, risplendeva come una stella il rilucente Silmaril."
La Caduta di Gondolin, cap. X, "La conclusione del Quenta Noldorinwa".

Quando Eärendil ed Elwing giunsero nella terra di Aman, il Valar difese di due davanti al Concilio delle Potenze, respingendo le richieste di Mandos, il quale sosteneva che avendo violato il Bando dei Noldor avrebbero dovuto essere giustiziati.

Note[]

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