- "Dona a piene mani, ma solo di ciò che ti appartiene"
- —Sador a Turin
Sador fu un uomo appartenente alla stirpe degli Edain affiliato al popolo della Casa di Hador . Fu un servitore di Húrin e fu un amico d'infanzia di Turin Turambar, diventando per il giovane una sorta di mentore.
Etimologia[]
Sador è un nome di origine Sindarin che significa "Leale, Degno di Fiducia". Da Turin era chiamato anche Labadal che significa "Il Saltellante".
Biografia[]
Sador nacque nel Dor-lómin ed era uno dei servitori della Casa di Hador. Il suo mestiere era quello di boscaiolo, ma a causa di un incidente si amputò accidentalmente il piede destro, così divenne il falegname della casata. In gioventù combattè nella Dagor Bragollach, ma giunse tardi sul campo di battaglia giusto in tempo per assistere alla caduta di Hador e alla ritirata degli Uomini. In seguito rimase di guardia sull'Eithel Sirion respingendo gli assalti degli Orchi e combattendo al fianco di Húrin nella difesa della fortezza. Nonostante fosse un semplice servitore Sador era molto saggio e insegnò molto a giovane Turin riguardo alla natura degli Uomini, degli Orchi e del Fato. Fu il migliore amico dell'infanzia di Turin , anche se a Morwen non andava a geniro questo rapporto, e spesso il giovane si recava nel laboratorio di falegname per guardarlo intagliare il legno e ascoltare le sue storie. Quando Húrin partì per la Nirnaeth Arnoediad non potè seguire il suo signore a causa della sua invalidità, e se ne dispiacque molto dicendo che gli veniva negata la possibilità di una morte valorosa sul campo.
Sador morente invita Turin a lasciare al più presto il Dar-lómin per cercare la sua famiglia
Quando Morwen decise di mandare Turin nel Doriath i due ebbero un ultimo toccante incontro. Non si rividero più per oltre vent'anni, e nel frattempo il Dor-lómin venne occupato dagli Esterlings che schiavizzarono le genti della Casa di Hador. Nel 496 PE Turin tornò dal Nargothrond e uccise Brodda, dando inizio ad una rivolta contro gli Esterlings cui partecipò anche Sador che venne ferito mortalmente. Con le sue ultime parole salutò Turin e lo invitò a lasciare il Dor-lómin.