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"«Mithrandir lo chiamavamo, alla maniera elfica», rispose Faramir, «ed egli ne era contento. "Molti sono i nomi che ho nelle diverse terre", egli soleva dire, "Mithrandir sono per gli Elfi, Tharkûn per i Nani; Olòrin ero da giovane nell'ormai obliato Ovest, nel Sud Incànus, nel Nord Gandalf; nell'Est non vado mai"»."
Faramir cita Gandalf, Il Signore degli Anelli, libro IV, cap. V, "La finestra che si affaccia a occidente"

Gandalf il Grigio, più tardi conosciuto come Gandalf il Bianco, era un Ainur appartenente alla schiera dei Maiar di Manwë e Varda. Durante la Terza Era fece parte dell'ordine degli Istari, cinque Maiar scelti personalmente dai Valar per aiutare i popoli della Terra di Mezzo nella loro lotta contro il male. Essi presero la forma di Uomini, ma possedevano poteri fisici e mentali molto più grandi, inoltre Círdan il Carpentiere donò a Gandalf l'Anello Narya, l'anello di fuoco, uno dei tre anelli elfici forgiati da Celebrimbor nella Seconda Era.

Per circa 2000 anni, Gandalf lavorò accuratamente e senza sosta contro i crescenti poteri del male nella Terra di Mezzo girovagando in tutta le terre dove sembrava essere necessario il suo aiuto. Grande amico di tutte le razze, prese particolarmente a cuore il popolo degli Hobbit, dai quali imparò a fumare l'Erba Pipa. Fu l'ideatore dell'Avventura della Montagna Solitaria, coinvolgendo Bilbo nella compagnia di Thorin e durante la Guerra dell'Anello aiutò Frodo e gli altri Popoli Liberi a combattere contro il potere di Sauron.

Dopo la sconfitta dell'Oscuro Signore sebbene la sua missione fosse conclusa, rimase ancora qualche anno nella Terra di Mezzo, ma il 22 settembre 3021 TE partì dai Porti Grigi alla volta di Valinor assieme agli altri Portatori degli Anelli.

Etimologia[]

Gandalf è un nome che nella lingua degli Uomini del Nord significa letteralmente "Colui che cammina con gli Elfi" o anche "Elfo della Verga"; Tolkien trasse questo nome dall'antico norvegese. In Valinor il suo nome era Olórin che in Quenya significa "Colui che suggerisce i sogni".

Mithrandir era il suo nome in Sindarin e significa "Grigio Pellegrino", mentre Tharkun è il nome con il quale è conosciuto dai Nani ed è praticamente la traslitterazione di Mithrandir.

Incánus deriva invece dalla lingua dei Sudroni (originariamente il nome doveva essere Inkanush) e significa "Spia del Nord".

Descrizione[]

Aspetto e Carattere[]

One Morning in the Shire by David Thorn Wenzel

Gandalf, David Thorn Wenzel.

"Tutto quello che l'ignaro Bilbo vide quel mattino era un vecchio con un bastone. Aveva un alto cappello blu a punta, un lungo mantello grigio, una sciarpa argentea sulla quale la lunga barba bianca ricadeva fin sotto la vita, e immensi stivali neri."
Lo Hobbit, cap. I, "Una festa inaspettata"

Gandalf ne Lo Hobbit e nella prima parte de Il Signore degli Anelli viene descritto come un vecchio uomo dai lunghi capelli bianchi, con una lunga e folta barba anch'essa bianca. Caratteristica peculiare del suo aspetto sono le sopracciglia, particolarmente folte e talmente lunghe da spuntare dall'orlo del suo cappello.

Il suo vestiario logoro e consunto è in netta contrapposizione con quello degli altri membri del Bianco Consiglio, che vestono invece abiti pregiati ed eleganti: da ciò si deduce che Gandalf non badi troppo al suo aspetto; è un uomo trasandato, dall'aspetto molto trascurato e disordinato, ma con dei tratti rassicuranti e un'espressione principalmente pacifica. Benché nelle prime bozze fosse descritto come un uomo piccolo, successivamente venne modificato e nella versione ufficiale è poco più basso di Elrond

" [Gandalf] sempre andava di qua e di là per le Terre Occidentali, da Gondor a Angmar, dal Lindon al Lórien, facendo amicizia con tutte le genti in tempi di bisogno. Cordiale e sollecito era il suo spirito [...] La sua gioia, e la sua subita collera, erano velate di panni grigi come la cenere, sicché soltanto coloro che lo conoscevano scorgevano la fiamma che era in lui. Gaio, egli poteva essere, e gentile con il giovane e con il semplice, eppure a volte pronto ad aspre parole e a rimbrottare la stoltezza; ma non era orgoglioso, e non ambiva né a potere né a lodi, sicché ovunque era benvoluto da tutti coloro che non fossero essi stessi superbi. "
Racconti Incompiuti, parte IV, cap. II, "Gli Istari"

Caratterialmente Gandalf si presenta come un individuo molto bonario, sempre disponibile a venire in aiuto del prossimo e che non possiede né malizia né persegue scopi personalistici. Nonostante ciò egli non è assolutamente un ingenuo, ma è anzi molto intelligente e capace di leggere i cuori degli Uomini mentre sono ben pochi coloro in grado di scorgere la grande fiamma che arde dentro di lui.

La sua saggezza è proverbiale e i suoi consigli sono tenuti da tutti in alta considerazione, tranne forse da Denethor II di Gondor il quale disse più volte di trovarsi più a suo agio con Saruman. Considerato dagli Hobbit un perturbatore della quiete, egli ama questo piccolo popolo e nel corso degli anni lo ha sempre protetto al meglio delle sue possibilità.

Egli è inoltre un accanito consumatore di Erba Pipa che usa di sovente per "schiarirsi le idee"; ciò è motivo di dileggio da parte di Saruman (nonostante egli stesso sia, in segreto, un consumatore di quell'erba), il quale più di una volta ha apostrofato colui che considera un rivale dicendo "L'Erba Pipa dei Mezzuomini ti ha rimbambito il cervello!".

Poteri e abilità[]

La reale entità dei poteri di Gandalf non viene mai specificata nei libri di Tolkien, ma si suppone che sia molto grande. Egli possiede l'abilità di suscitare sogni di speranza nelle menti delle persone e di rinsaldare i cuori contro i pericoli dell'Oscurità. È molto saggio e spesso i suoi consigli, benché possano apparire avventati, si rivelano essere i più azzeccati.

Nonostante non abbia mai rivelato molto della sua magia, in accordo con lo scopo della sua missione, Gandalf è in realtà un potente mago grazie ai suoi poteri di Maia e al possesso di Narya. È capace di evocare potenti fiamme e incantesimi di luce per respingere i nemici e fu in grado di tenere testa contemporaneamente a quattro Nazgûl a Colle Vento, nonché addirittura di sconfiggere il Balrog di Moria.

Conosce praticamente tutti gli incantesimi nelle lingue degli Elfi, degli Uomini e dei Nani e assieme a Radagast condivide l'amicizia con le creature della Terra di Mezzo come le Aquile.

Dopo la sua resurrezione in qualità di Gandalf il Bianco egli probabilmente ha aumentato i suoi poteri, tanto da superare persino Saruman, fino ad allora ritenuto il più potente degli Istari.

Non si sa se egli sia in grado di confrontarsi con Sauron ma il fatto che abbia grande timore dell'Oscuro Signore e che si rifiuti di guardare nel Palantír temendo di fare la fine di Saruman, fa pensare che egli, nonostante tutto, non sia in grado di affrontarlo, anche se non è mai stato messo seriamente alla prova, neppure dal Re Stregone quando questi entra dal cancello distrutto di Minas Tirith. Tuttavia riuscì cacciare l'Oscuro Signore nell'anno 2063 da Dol Guldur, quando questi era ancora conosciuto come il Negromante, anche se all'epoca lui non aveva ancora recuperato totalmente il suo antico potere e quindi fu molto facile per lo stregone battere Sauron.

Biografia[]

Origini e l'arrivo nella Terra di Mezzo[]

Nienna e Olorin by Ivanalekseich

Nienna e Olórin a Valinor.

"Saggio sopra tutti i Maiar era Olórin. Anch'egli dimorava in Lórien, ma le sue strade lo conducevano spesso alla casa di Nienna, da cui apprese pietà e pazienza. Di Melian molto si riferisce nel Quenta Silmarillion. Ma di Olórin non vi si fa parola; ché, sebbene amasse gli Elfi, s’aggirava tra loro invisibile oppure in forma di uno di essi, i quali ignoravano donde venissero le belle visioni o i suggerimenti di saggezza che metteva nei loro cuori. Più tardi, divenne amico di tutti i Figli di Ilúvatar, per i cui dolori si impietosiva; e coloro che lo ascoltavano si riscuotevano dalla disperazione e accantonavano le immaginazioni dell’oscurità."
Il Silmarillion, Valaquenta, "I Maiar"

In origine egli era tra quegli spiriti minori che entrarono in assieme ai Valar, e ne diventarono i servitori conosciuti come Maiar. Anticamente era conosciuto con il nome di Olórin ed era associato a Manwë e a Varda, anche se dimorava nel giardino di Lórien e spesso lo si poteva incontrare nelle case di Nienna, dalla quale apprese la pietà e la pazienza. Era considerato il più saggio dei Maiar e amava molto gli Elfi; spesso si aggirava tra di loro invisibile oppure in forma di uno di loro stessi, e donava loro belle visioni e suggerimenti di saggezza.

Olorin Arrives by Lee Widegren Lundin

Gandalf giunge nella Terra di Mezzo e viene accolto da Cirdan, Lee Widegren Lundin.

In seguito sarebbe diventato amico anche degli Uomini, per i cui dolori impietosiva, e coloro che lo ascoltavano si riscuotevano dalla disperazione e accantonavano le immaginazioni dell'oscurità. Durante l'adunanza dei Valar per scegliere gli Istari da inviare in aiuto dei popoli che lottavano contro Sauron, Gandalf si era tenuto in disparte non volendo entrare direttamente nella questione, e quando gli si chiese di recarsi nella Terra di Mezzo inizialmente oppose un rifiuto, dicendo umilmente che era troppo debole per affrontare un compito di quella portata e che temeva il potere malefico di Sauron; tuttavia Manwë gli disse che proprio in virtù della sua umiltà era tenuto a partire; alla fine accettò il fardello, ma Varda impose che Gandalf non dovesse giungere come terzo (prima di lui erano già stati scelti Saruman e Alatar), ma come secondo e sottoposto solo a Saruman.

Al suo arrivo nella Terra di Mezzo con le vesti grigie, Círdan il Carpentiere, che vedeva più lontano di chiunque altro, aveva riconosciuto in lui il più possente fra quelli che arrivavano, nonostante fosse più minuto e apparentemente il più vecchio, e gli aveva donato uno dei tre Anelli degli Elfi, Narya, l'Anello di Fuoco dal colore rosso.

I rapporti con i popoli della Terra di Mezzo e l'Avventura della Montagna Solitaria[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Attacco a Dol Guldur (2941 TE) e Battaglia dei Cinque Eserciti.

Nel corso degli anni Gandalf mai cessò di viaggiare in tutte le terre occidentali, dispensando saggi consigli ai re umani ed elfici e rinsaldando i legami tra le due stirpi. Strinse buoni legami anche con i Nani delle Terre Selvagge e fu l'unico degli Istari a interessarsi degli Hobbit, dato che all'epoca sia gli Eldar che gli Uomini sapevano della loro esistenza ma li ritenevano poco importanti, mentre erano conosciuti molto attentamente dai Raminghi Numenoreani che proteggevano la Contea.

Gandalf entrò a far parte del Bianco Consiglio, un'assemblea presieduta da Saruman a cui partecipavano alcuni signori degli Elfi e gli Istari. Questo si trovò presto ad affrontare la questione dello spirito che infestava la fortezza di Dol Guldur: il concilio riteneva che potesse essere uno dei Nazgûl oppure lo stesso Sauron che stava riguadagnando potere e che si dovesse colpire subito, ma Saruman invece si oppose. Egli, infatti, sapeva per certo che fosse Sauron ma voleva aspettare finchè non avesse guadagnato abbastanza potere da richiamare a sé l'Unico Anello, in modo da sottraglierlo e ottenerlo per sé.

Tuttavia, nel TE 2063, Gandalf si recò a Dol Guldur e qui scoprì che lo spirito era quello di Sauron e, tornato indietro, venne programmato un assalto a cui Saruman non si potè opporre. Il Bianco Consiglio portò a termine l'attacco e Sauron, non ancora in grado di battersi, fuggì a Mordor per poi ritornare nel TE 2460.

Secoli dopo Gandalf, a causa di preoccupanti voci su un ritorno del Negromante, fece un nuovo sopralluogo a Dol Guldur. Mentre stava esplorando le segrete della fortezza vi trovò Thráin II, il quale era stato rapito dai servi Sauron per rubargli l'Anello di Durin e adesso era ridotto in condizioni talmente pietose a causa delle torture da non ricordarsi neppure il suo nome. Il nano, in uno sprazzo di lucidità, pregò Gandalf di dare al figlio la mappa di Erebor ed una chiave misteriosa, morendo però prima di potergli riferire il nome.

Tornato al Bianco Consiglio, comunicò l'urgenza di un nuovo attacco, ma Saruman consigliò invece l'attesa e così fu. Tempo dopo lo Stregone, che non aveva mai smesso di cercare il figlio del nano, incontrò casualmente Thorin II e dopo averci parlato scoprì che il nano di Dol Guldur era Thráin II, e quello che aveva davanti era il figlio. Con Thorin elaborò quindi un piano per formare una compagnia al fine di partire alla volta della Montagna Solitaria per scacciare il drago e riconquistare Erebor per il Popolo di Durin. Probabilmente l'obiettivo di Gandalf era impedire a Smaug di allearsi con il Negromante di Dol Guldur, che egli sospettava essere Sauron, così da privare le forze del male di un formidabile alleato qualora esse si fossero rivelate.

Gandalf e Bilbo, by Denis Gordeev

Gandalf e Bilbo, Denis Gordeev.

Della compagnia organizzata da Gandalf fece parte, suo malgrado anche Bilbo, un Hobbit della Contea, che lo Stregone scelse di portarsi dietro nel ruolo di "scassinatore", così che potesse penetrare in luoghi dove i nani non sarebbero riusciti.

"« Buon giorno! » disse Bilbo; e lo pensava veramente. Il sole brillava e l'erba era verdissima. Ma Gandalf lo guardò da sotto le lunghe sopracciglia irsute ancora più sporgenti della tesa del suo cappello. « Che vuoi dire? » disse. « Mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no; o che ti senti buono, quest'oggi; o che è un giorno in cui si deve essere buoni?». « Tutto quanto » disse Bilbo. « È un bellissimo giorno per una pipata all'aperto, per di più». [...] « Graziosissimo! » disse Gandalf. « Ma stamattina non ho tempo di fare anelli di fumo. Cerco qualcuno con cui condividere un'avventura che sto organizzando ed è molto difficile trovarlo» «Lo credo bene, da queste parti! Siamo gente tranquilla e alla buona e non sappiamo che farcene delle avventure. Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena! Non riesco a capire cosa ci si trovi di bello! » disse il nostro signor Baggins, e infilati i pollici sotto le bretelle fece un anello di fumo ancora più grande. Poi tirò fuori la posta del mattino e cominciò a leggerla, ostentando d'ignorare completamente il vecchio. Aveva deciso che non era proprio il suo tipo e voleva che se ne andasse. Ma il vecchio non si mosse. Stava fermo, appoggiato al suo bastone, fissando lo hobbit senza dire niente, finché Bilbo si sentì a disagio e anche un po' seccato. « Buongiorno! » disse alla fine. « Non vogliamo nessuna avventura qui, grazie tante! Potete tentare sopra la Collina o di là dall'Acqua ». Con ciò voleva dire che la conversazione era conclusa. « Però, quante cose sai dire col tuo Buon giorno! » disse Gandalf. « Adesso vuoi dire che ti vuoi sbarazzare di me e che il giorno non sarà buono finché non me ne sarò andato »."
Lo Hobbit, cap. I, "Una festa inaspettata"

Quando Bilbo trovò l'Unico Anello, Gandalf fu subito sospettoso sul modo con cui aveva raccontato di averlo ottenuto e si confrontò con lui privatamente, essendo profondamente turbato dalla sua storia dei poteri dell'anello che gli sembravano molto familiari.

Durante questa ricerca, Gandalf scomparve due volte: la prima per esplorare il loro cammino, tornando però in tempo per salvare Thorin e la sua Compagnia dai Troll Guglielmo, Berto e Maso, e la seconda sul limitare del Bosco Atro per "per sbrigare altre faccende ugenti", sulla natura delle quali non proferì parola.

In realtà, stava partecipando ad un incontro del Bianco Consiglio per programmare l'attacco a Dol Guldur in quanto Saruman aveva finalmente acconsentito. Fu così che quando giunsero a Bosco Atro, Gandalf lasciò la compagnia per partecipare all'assalto (TE 2941), con il quale Sauron si ritirò, anche se solo apparentemente. Gandalf ritornò poi per partecipare alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Dopo la battaglia, riaccompagnò Bilbo nella Contea.

Ritorno alla Contea[]

Festa di Bilbo by Denis Gordeev

Festa di compleanno di Bilbo, Denis Gordeev.

In seguito viaggiò per tutta la Terra di Mezzo, alla ricerca di indizi e informazioni sul ritorno di Sauron e sul misterioso anello di Bilbo, finchè nel TE 3001 tornò nella Contea per partecipare alla festa per il 111° compleanno dell'hobbit, portando con sé magnifici fuochi d'artificio. Egli era perfettamente conscio dell'intenzione di Bilbo di "scomparire" dopo il discorso finale e, benché lo stregone avesse dei dubbi riguardo alle modalità, decise di assecondare il suo vecchio amico.

Come previsto, una volta terminato il suo discorso, Bilbo utilizzò l'Anello per scomparire e Gandalf vi aggiunse il suo tocco: un lampo di luce. Raggiunse poi Bilbo a Casa Baggins dove ebbe un confronto con il suo vecchio amico: infatti l'hobbit aveva cambiato idea ed era intenzionato a tenersi l'Anello e cercò di persuaderlo a partire senza portarsi dietro quell'oggetto lasciandolo a Frodo. Inizialmente Bilbo s'infuriò e accusò Gandalf di volerglielo rubare definendolo "il suo tesoro", con l'identica espressione usata da Gollum, arrivando persino a minacciare di estrarre la propria spada e aggredire Gandalf. Allora lo Stregone si erse alto e minaccioso, riportando Bilbo a più miti consigli.

"Bilbo arrossì, ed una scintilla di collera brillò nei suoi occhi. Il suo viso affettuoso si fece duro. «E perché no?», gridò; «non tocca a te impicciarti di ciò che faccio delle cose che mi appartengono. L'anello è mio. Sono stato io a trovarlo: è toccato a me». «Certo, certo», disse Gandalf, «ma non c'è bisogno d'arrabbiarsi». «Se sono arrabbiato è unicamente colpa tua», replicò Bilbo; «è mio, ti dico, è la mia proprietà, il mio tesoro; sì il mio tesoro». Il viso dello stregone rimase grave e vigile, e soltanto un barlume nel più profondo dei suoi occhi mostrò che era sorpreso e molto allarmato. «Qualcuno già prima di te l'ha chiamato il suo tesoro». «Ed ora sono io a chiamarlo così! Perché non dovrei, anche se tanto tempo fa lo disse Gollum? Ed ho intenzione di tenerlo, capito?». Gandalf si alzò in piedi. Parlò severamente. «Sei un pazzo se lo fai, Bilbo», disse; «ogni tua parola dimostra sempre più chiaramente che sei diventato schiavo di quell'anello. Devi disfartene, e poi potrai partire ed essere libero». «Farò quel che mi pare e andrò dove mi piace», ribatté ostinato Bilbo. «Ma mio caro Hobbit», esclamò Gandalf, «siamo stati amici per tutta la vita e mi devi qualcosa. Suvvia! Mantieni la promessa: rinuncia all'anello». «Senti, se lo vuoi tu, dillo una buona volta!» urlò Bilbo «ma sii certo che non l'avrai! Non darò mai via il mio tesoro: ecco la mia risposta!» E posò la mano sulla piccola spada. Gli occhi di Gandalf lanciarono fiamme «Guai a te se ripeti una sola volta quel che hai detto! Vedrai Gandalf il Grigio perdere le staffe». Fece un passo in direzione di Bilbo e parve che si ergesse alto e minaccioso; la sua ombra riempì la piccola stanza."
Il Signore degli Anelli, libro I, cap. I, "Una festa a lungo attesa".

Alla fine l'hobbit venne a più miti consigli e decise volontariamente di lasciare l'Anello a Frodo, come era già stato stabilito, ammettendo che ormai cominciava a sentire il peso opprimente dell'oggetto e che avrebbe fatto bene a liberarsene e a prendersi una lunga vacanza. Ciò salvò la vita e l'anima di Bilbo e forse anche di Frodo, in quanto il fatto che un portatore avesse tramandato volontariamente l'Anello senza esservi costretto e senza che vi fosse un fatto di sangue, limitò in qualche modo gli effetti sul portatore successivo

Gandalf e Frodo by Denis Gordeev

Gandalf e Frodo parlano dell'Anello, Denis Gordeev.

Per i successivi diciassette anni, Gandalf andò alla ricerca di risposte e dell'unica creatura che poteva sapere qualcosa di più sulla natura dell'anello, Gollum. Dopo averlo cercato a lungo vicino a Mordor, si incontrò con Aragorn che lo aveva catturato a Bosco Atro. Qui lo interrogarono e scoprirono che Sauron era arrivato a lui prima di loro e, avendolo torturato, lo aveva costretto a rivelargli il nome dell'Hobbit che gli aveva rubato l'anello: "Baggins" della Contea. In seguito lasciarono Gollum in custodia agli Elfi Silvani di Bosco Atro e ripartirono immediatamente per l'ovest diretti nell'Eriador.

Ritornato velocemente nella Contea, Gandalf si diresse a Casa Baggins da Frodo per vedere l'Anello di Bilbo: per confermare i suoi sospetti lo stregone gettò l'anello nel fuoco e rivelando così la scritta incisa su di esso. Siccome ormai non c'erano più dubbi lo stregone raccontò a Frodo la storia dell'Unico Anello, e gli disse che ormai l'hobbit non era più al sicuro perché gli agenti di Mordor lo avrebbero presto rintracciato. Mise così a punto un piano per permettere a Frodo di lasciare la Contea assieme a Sam in relativa sicurezza, dopodiché partì alla volta di Brea raccomandando all'hobbit di non attardarsi troppo.

Il tradimento di Saruman e il Consiglio di Elrond[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Consiglio di Elrond.
Il tradimento di Saruman by Harold Jig Oh

Saruman svela il proprio tradimento a Gandalf

Era tuttavia destino che Gandalf e Frodo non c'incontrassero per un bel po': infatti, cavalcando poco fuori la Contea, a Brea Gandalf incontrò Radagast il Bruno, il quale gli riferì che i Cavalieri Neri avevano attraversato l'Anduin diretti a ovest e che Saruman, del quale si ignorava il tradimento, aveva convocato il grigio pellegrino ad Orthanc urgentemente.

Preoccupato per la storia dei Nazgûl, Gandalf allora decise di recarsi prima a Isengard per sentire cosa Saruman avesse da dirgli, ma prima chiese a Radagast di rivolgersi agli uccelli suoi amici di cercare di spiare i movimenti del nemico e di comunicarli a Isengard il prima possibile. A sua insaputa quindi Radagast fu utilizzato da Saruman per attirare Gandalf in una trappola ma nello stesso tempo fu anche la causa della sua liberazione perchè avvertì le Aquile e tutti gli uccelli che potessero essere utili di raggiungere Isengard.

Gwaihir the Windlord Bears Gandalf from Isengard by Ted Nasmith

Gandalf fugge da Isengard, Ted Nasmith.

Prima di partire per il sud, Gandalf lasciò una lettere per Frodo al custode della locanda nel villaggio di Brea, nella quale diceva all'hobbit che la situazione era ormai compromessa e gli chiedeva di anticipare la sua partenza; dopodiché Gandalf partì per Isengard, dove fu tradito e tenuto pregioniero da Saruman, il quale aveva ormai tradito i Popoli Liberi della Terra di Mezzo e ormai conduceva un triplo gioco con Sauron nel tentativo di impadronirsi dell'Unico Anello e sostituirsi all'Oscuro Signore.

Gandalf fu però salvato da Gwaihir, che lo portò a Rohan dove ottenne con fatica il permesso da Re Théoden di prendere un cavallo. Egli scelse Ombromanto con grande disappunto del Re visto che si trattava di uno dei Mearas, la razza di cavalli che solamente i Re di Rohan potevano cavalcare.

Una volta ottenuta la fiducia dell'animale, Gandalf cavalcò a rotta di collo fino alla Contea, dove fu informato che Frodo era fortunatamente già partito, per poi raggiungere Brea. Alla Locanda del Puledro Impennato venne informato da Omorzo Cactaceo che l'hobbit non aveva ricevuto la sua lettera, poiché se ne era totalmente dimenticato, e dunque per questo motivo Frodo era partito troppo tardi per evitare l'inseguimento dei Nazgûl; ciò fece andare in collera lo Stregone, che minacciò di trasformare Omorzo in un rospo.

Fire on Weathertop by Ted Nasmith

Gandalf affronta i Nazgûl a Colle Vento, Ted Nasmith.

Tuttavia la sua collera venne placata quando Omorzo gli rivelò che Frodo e i suoi amici erano in compagnia di Aragorn e che erano in viaggio verso Gran Burrone: Gandalf si sentì in parte tranquillizzato sapendo che gli hobbit erano in mani capaci e quindi scelse di dirigersi anche lui verso Gran Burrone, seguendo però la strada principale così da precederei Hobbit e liberare la strada da eventuali pericoli; durante il viaggio, mentre faceva una sosta nei pressi di Amon Sûl, si scontrò con alcuni dei Nazgûl inviati da Sauron, ma riuscì comunque a fuggire e a trascinarsi dietro quattro di essi; prima di andarsene fece in tempo a lasciare un segno del proprio passaggio incidendo la sua iniziale runica nei pressi del bivacco, così da far sapere a Frodo che era nelle vicinanze. Aragorn e i quattro hobbit furono testimoni in lontananza di parte dello scontro, dacché videro lampi di luce e fiamme levarsi sopra Colle Vento.

Ritrovatosi con Frodo, partecipò al Consiglio Segreto indetto da Elrond e venne a sapere da Legolas del Reame Boscoso che Gollum era fuggito durante un'attacco di orchi e le sue tracce si erano confuse con quelle degli orchi rendendo il compito di seguirle impossibile.

Guerra dell'Anello[]

Miniere di Moria[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Scontro sulla Tomba di Balin e Battaglia del Picco.
La Compagnia sul Caradhras by Denis Gordeev

La Compagnia cerca di attraversare il passo del Caradhras, Denis Gordeev.

Dopo la decisione del Consiglio di Elrond di distruggere l'anello, prese il comando della Compagnia dell'anello che avrebbe dovuto accompagnare Frodo fino a Mordor. I nove viandanti lasciarono Gran Burrone al tramonto del 25 Dicembre 3018 TE, e si diressero verso sud attraversando l'Agrifogliere, cercando di passare il più possibile inosservati.

Siccome passare per la Breccia di Rohan non era fattibile, poiché ciò li avrebbe portati troppo vicino a Isengard, insieme ad Aragorn optò per attraversare le Montagne Nebbiose percorrendo il passo di Caradhras, ma senza successo perchè furono ostacolati dalla volontà malvagia della montagna che scatenò una violenta tempesta di neve e li spinse ad abbandonare l'idea di percorrere il passo, costringendoli dunque a tornare indietro.

Gandalf respinge i Mannari by Dens Gordeev

Gandalf usa la propria magia per respingere i warg, Denis Gordeev.

Ritornati ai piedi delle montagne, la Compagnia si accampò in una radura indecisi su che strada prendere: Gimli suggerì di passare per Moria, ma lo Stregone disse che quella sarebbe stata l'ultima opzione qualora tutte le altre si fossero rivelate infattibili. Durante la notte la Compagnia venne attaccata da un numeroso branco di warg. Lo scontro si fece duro e alla fine lo stregone fu costretto a servirsi dei suoi poteri magici per creare grandi vampate di fuoco e luce e mettere in fuga le creature malvagie, ma al contempo rivelarono la posizione della Compagnia a praticamente tutti i servi del male ad ovest delle Montagne Nebbiose e facendo svanire qualsiasi possibilità di raggiungere la Breccia di Rohan non visti.

Fu così che, a malincuore, scelse di percorrere una "via oscura e segreta" attraverso le Miniere di Moria, sapendo di correre un grosso pericolo. Durante il loro viaggio nelle Miniere, scoprirono che Balin, uno dei tredici nani durante l'avventura alla Montagna Solitaria e cugino di Gimli, nonché amico di Bilbo, era morto sulle rive del Kheled-zâram mentre vi si specchiava, a seguito del tentativo suo e di altri nani di riconquistare il Nanosterro.

At the Bridge by Ted Nasmith

Gandalf affronta il Flagello di Durin, Ted Nasmith.

Nella sala dove si trovava la tomba di Balin, la Compagnia fu assalita da un gruppo di orchi e anche da un Balrog, comunemente chiamato il Flagello di Durin. Nonostante fosse stato indebolito dal primo incontro con lui nella sala della tomba, avendo cercato di imporre un sigillo alla porta e chiuderla, ingaggiando poi uno scontro di menti, Gandalf lo affrontò sul Ponte di Khazad-dûm.

"«Sono un servitore del Fuoco Segreto, e reggo la fiamma di Anor. Non puoi passare. A nulla ti servirà il fuoco oscuro, fiamma di Udûn. Torna nell'Ombra! Non puoi passare»."
—Gandalf al Balrog, Il Signore degli Anelli, libro II, cap, V, "Il ponte di Khazad-dûm"

Qui, dopo aver ordinato alla Compagnia di fuggire, si fermò e affrontò il Balrog faccia a faccia. Come il Balrog cercò di avanzare, Gandalf colpì con il bastone il ponte davanti a sé che cominciò a crollare sotto i piedi del Balrog. Mentre questo spronfondava nell'abisso, schioccò la sua frusta afferando una gamba di Gandalf che cadde e fu trascinato nell'abisso.

Nè lui nè il Balrog morirono nella caduta, ma continuarono a lottare per otto giorni lungo l'Interminabile Scala finchè, giunti sul picco di Celebdil dopo aver combattuto per due giorni e due notti, Gandalf sconfisse il Balrog e lo scaraventò contro il fianco della montagna. Gandalf morì a seguito dello scontro e, mentre il suo corpo giaceva sul picco, il suo spirito iniziò il viaggio al di fuori del Tempo.

Resurrezione[]

Il ritorno di Gandalf By Denis Gordeev

Gandalf si rivela ai Tre Cacciatori, Denis Gordeev.

"«Gandalf», ripeté il vecchio, come se avesse ritrovato fra vecchi ricordi una parola da tempo in disuso. «Sì, era questo il nome. Io ero Gandalf». Discese dalla roccia e raccolse la cappa grigia, avvolgendosela poi intorno alle spalle; [...] «Siate allegri! Eccoci di nuovo insieme, al cambiamento di marea. La grade tempesta sta per giungere, ma la marea è cambiata»."
—Gandalf il Bianco, Il Signore degli Anelli, libro III, cap. V, "Il Cavaliere Bianco"

Diciannove giorni più tardi, Gandalf fu "mandato indietro", resuscitato da Eru e giacque sulla cima della montagna. Tre giorni dopo, fu trovato da Gwaihir e portato da Galadriel a Lórien, dove le sue ferite vennero curate e fu rivestito di abiti bianchi, divenendo così Gandalf il Bianco. Il suo cambiamento non è casuale: il colore bianco era infatti riservato solo al capo degli Istari, e a causa del tradimento di Saruman ora tocca a Gandalf guidare il suo ordine.

Nella Foresta di Fangorn, egli incontrò Aragorn, Gimli e Legolas che stavano inseguendo Merry e Pipino, catturati dagli Orchi durante la sua assenza. Rivelandosi ai tre, Gandalf spiegò come era sopravvissuto e ritornato in vita. In seguito, persuase Aragorn a dirigersi a Rohan, insistendo che c'erano altre questioni più urgenti come la guerra che stava per giungere a Rohan e gli attacchi preparati da Saruman contro Edoras.

Rohan e la sconfitta di Saruman[]

Nel palazzo d’oro dei Rohirrim by Luca Michelucci

Gandalf affronta Gríma rivelando le sue menzogne, Luca Michelucci.

Giunti a Rohan, scoprirono che Re Théoden è stato avvelenato dall'influsso di Saruman e dalle parole di un suo consigliere e agente di Saruman, Gríma Vermilinguo. Nonostante i tentativi di questi di impedire allo Stregone e ai suoi compagni di parlare con il Re, Gandalf riuscì ad imporsi riuscendo a rompere il controllo di Saruman sulla mente di Théoden, rimettendo Grima al suo posto con parole dure.

"«I saggi parlano soltanto di ciò che sanno, Grima figlio di Galmód. Sei diventato un verme dissennato. Perciò taci, e tieni la lingua forcuta ferma dietro i denti. Non ho attraversato fuoco e morte per scambiare parole contorte con un uomo servile fino al cadere del fulmine.» "
—Gandalf a Grima, Il Signore degli Anelli, libro III, cap. VI, "Il Re del Palazzo d'Oro".

Mentre i guerrieri di Rohan partiti da Edoras si rifugiavano al Fosso di Helm, Gandalf cavalcò fino a Orthanc e chiese a Barbalbero di convicere gli Ucorni ad assisterlo contro Saruman e i suoi Uruk-hai. Inoltre, cavalcò alla ricerca di Erkenbrand e dei suoi uomini affinchè si dirigessere verso il Fosso di Helm.

Giunse infine al Fosso di Helm all'alba del quinto giorno, e grazie ai rinforzi dai lui condotti la battaglia volse in favore degli Uomini. Dopo aver rovesciato Saruman, egli ruppe il suo bastone e lo bandì dall'ordine degli Stregoni. Poi, contravvenendo ai suoi ammonimenti, Pipino guardò nel Palantír che aveva recuperato da Saruman ed ebbe un contatto con Sauron, dal quale intuì che il suo prossimo bersaglio era Gondor. In seguito, Gandalf prese Pipino con lui e si diresse verso Minas Tirith per aiutare nella difesa della città.

Assedio di Gondor[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Battaglia dei Campi del Pelennor.
Gandalf, Pipino e Denethor by Denis Gordeev

Gandalf e Pipino a colloquio con Denethor.

Giunto a Minas Tirith, lo Stregone si incontrò con il sovritendente Denethor II, il quale era in lutto per il figlio Boromir, e cercò di consigliarlo anche se il Sovrintendente non era mai stato molto amichevole nei confronti di Gandalf e, anzi, sospettava che volesse scalzarlo dal seggio di Sovrintendente di Gondor per installare sul trono il suo antico rivale Aragorn.

Durante i giorni che precedettero l'assalto alla città, nonostante l'ostilità di Denethor, Gandalf tentò di rendersi utile in vari modi e salvò anche Faramir e alcuni suoi compagni dall'attacco di Nazgûl alati. Il giovane capitano si presentò dunque a rapporto dal padre assieme a Gandalf e riferì le ultime notizie tra cui quella dove aveva incontrato Frodo e Sam pochi giorni prima ma disse, con grande disappunto di Denethor, che aveva deciso di lasciargli continuare la loro missione anziché portarli dal padre e ciò fu causa di dure parole che il Sovrintendente rivolse al figlio:

"«Avresti dunque desiderato» disse Faramir «che io fossi al posto suo?» «Sì, l'avrei davvero desiderato», rispose Denethor «Perché Boromir era leale verso di me, e non aveva uno stregone come maestro. Avrebbe ricordato il padre bisognoso di aiuto, e non avrebbe rifiutato ciò che la fortuna gli dava. Egli sarebbe ritornato con un meraviglioso dono»."
—Denethor II a Faramir, Il Signore degli Anelli, libro V, cap. IV, "L'Assedio di Gondor".

Gandalf cercò di far ragionare Denethor, dicendogli che forse riponeva troppa fiducia in Boromir e che comunque, anche se l'Anello fosse giunto a Minas Tirith, nulla avrebbe impedito che nonostante la sua forza di volontà ne rimasse soggiogato. Tuttavia Denethor rimase della sua idea e ciò fu causa di un ennesimo litigio tra lui e lo Stregone.

Lo stregone prese anche parte al consiglio di guerra tenuto da Denethor assieme ai vari capitani delle truppe giunte in città. Durante il consiglio fu deciso che Faramir avrebbe assunto il comando delle truppe che avrebbero difeso Osgiliath e il Rammas Echor, allora Gandalf rivolse all'amareggiato capitano parole di conforto e di esortazione:

"Gandalf era stato l'ultimo a parlare con Faramir, prima che questi cavalcasse verso est. «Non gettare via la tua vita per troppa temerarietà, o per troppa amarezza» gli aveva detto «C'é bisogno di te qui, e per ben altre cose che la guerra. Tuo padre ti ama, Faramir, e se ne ricorderà prima della fine. Addio!»"
—Gandalf a Faramir, Il Signore degli Anelli, libro V, cap. IV, "L'Assedio di Gondor".

Nonostante l'eroica resistenza di Faramir, alla fine le difese di Osgiliath e del Rammas Echor vennero sfondate e i soldati di Gondor costretti a ritirarsi verso la città. Faramir venne ferito gravemente da una freccia avvelenata e ciò fece sprofondare Denethor in una profonda depressione, cosa che obbligo Gandalf e Imrahil ad assumere il comando delle difese della città. Gandalf fornì un prezioso aiuto alla Città Bianca, allontanando la paura dal cuore dei soldati, permettendogli di resistere e riuscendo a far guadagnare tempo per permettere ai rinforzi di Rohan di arrivare in soccorso.

The Enemy at the Gate by Angus McBride

Gandalf affronta il Re Stregone presso il Cancello di Minas Tirith, Angus McBride.

Quando l'ariete Grond violò i cancelli della città, Gandalf stette a fianco dei difensori a respingere le orde di Troll e Orchi. Egli rimase da solo ad affrontare il Re Stregone, primo dei Nazgûl.

"Il Signore dei Nazgûl si fece avanti, varcando l'arco che mai nemico aveva oltrepassato, e tutti fuggirono innanzi a lui. Tutti eccetto uno. In attesa, immobile e silenzioso in mezzo allo spiazzo del cancello, sedeva Gandalf su Ombromanto [...]. «Non puoi entrare qui» disse Gandalf, e l'enorme ombra si fermò. «Torna negli abissi preparati per te! Torna indietro! Affonda nel nulla che attende te e il tuo Padrone. Via!» Il Cavaliere nero fece scivolare il cappuccio e, meraviglia!, portava una corona regale; eppure sotto di essa vi era una testa invisibile, poiché fra la corona e l grandi e scure spalle ammantate brillavano rossi i fuochi. Da una bocca inesistente proruppe un riso micidiale. «Vecchio pazzo!» disse «Vecchio pazzo! Questa è la mia ora. Non riconosci la Morte quando la vedi? Muori adesso, e vane siano le tue maledizioni!» E con ciò levò alta la spada e delle fiamme percorsero la lama."
Il Signore degli Anelli, libro V, cap. IV, "L'Assedio di Gondor"

Tuttavia il potere di Gandalf non fu testato, poichè con l'arrivo tempestivo di Rohan il Re Stregone si allontanò per affrontare la nuova minaccia.

Gandalf vs Denethor by Denis Gordeev

Gandalf, assieme a Pipino e Beregond, salva Faramir dalla follia di Denethor

Con l'arrivo di Rohan, e le suppliche di Pipino riguardanti l'intenzione di Denethor di uccidersi e di potare con sè Faramir, Gandalf si precipitò in suo aiuto. Tolto Faramir dalla pira, cercò di convincere Denethor a non suicidarsi. Tuttavia, impazzito a causa del dolore e dei messaggi che Sauron gli aveva inviato attraverso il Palantir di Minas Tirith, spezzò il proprio bastone da Sovrintendente e diede fuoco alla pira distendendovisi sopra.

"«È così!» gridò Denethor «Avevi già rubato la metà del cuore di mio figlio. Ora t'impadronisci anche del cuore dei miei servitori che finiscono per rubarmi interamente mio figlio. Ma in una cosa almeno non sfiderai la mia volontà: deciderò io la mia fine!» »Venite qui!» disse Denethor ai servitori «Venite qui se non siete tutti traditori!» Allora due di essi salinarono di corsa i gradini. Egli afferrò la torcia che uno dei due reggeva, e corse all'interno della casa. Prima che Gandalf potesse impedirglielo, lanciò il tizzone sulla legna, che prese subito fuoco, avvampando e scricchiolando. Poi Denethor balzò sul tavolo, e in piedi tra il fuoco e il fumo, prese il bastone di Sovrintendente che giaceva ai suoi piedi e lo spezzò contro il ginocchio. Poi, lanciati i pezzi nel fuoco, si chinò e si distese sul tavolo stringendosi il palantír sul petto con ambedue le mani. "
—Il Signore degli Anelli,libro V, cap. VII, "Il Rogo di Denethor".

Gandalf, addolorato, chiuse le porte della sala: Denethor lanciò un grido e poi più nulla. Poco dopo, Gandalf delegò il comando della città al Principe di Dol Amroth.

La Caduta di Sauron e l'incoronazione di Aragorn[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Battaglia del Morannon e Incoronazione di Re Elessar.

Gandalf, insieme ad Aragorn, guidò la battaglia finale contro le forze di Sauron al Cancello Nero, ingaggiando una battaglia con tutte le forze disponibili per distrarre l'attenzione del Signore Oscuro lontano da Frodo e Sam, che stavano in quello stesso momento scalando il Monte Fato per distruggere l'Anello.

Anche se le forze del bene erano in una grande inferiorità numerica, furono in grado di trattenere il nemico fino a quando gli hobbit raggiunsero la vetta del Monte Fato e l'anello venne distrutto. In seguito, si preoccupò di portare in salvo dal Monte Fato in eruzione i due hobbit grazie all'aiuto delle Aquile.

Incoronazione di Aragorn by Denis Gordeev

L'incoronazione di Aragorn, Denis Gordeev.

Presiedette poi all'Incoronazione di Re Elessar benedicendola a nome dei Valar e imponendo la Corona di Gondor sul capo dell'ex-ramingo che assunse il titolo di Re Elessar e riunificò i reami di Arnor e Gondor creando il Reame Unito.

"Allora molti si stupirono, perché Aragorn non pose la corona sul propriocapo ma la restituì a Faramir dicendo: «È grazie all'opera e al valore di molti che sono giunto in possesso della mia eredità. In pegno di riconoscenza vorrei che il Portatore dell'Anello recasse a me la corona, e che Mithrandir la ponesse su mio capo, se accetta; poiché è stato lui il fautore di tutto ciò che è stato compiuto, e questa vittoria è sua.» Allora Frodo si fece avanti, prese la corona dalle mani di Faramir e la porse a Gandalf; Aragorn si inginocchiò e Gandalf posò sul suo capo la corona e disse: «Vengono ora i giorni del Re, e siano benedetti finché dureranno i troni dei Valar!»"
Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. V, "Il Sovrintendente e il Re".

Accompagnò poi gli hobbit sulla via del ritorno, ma non entrò nella Contea dirigendosi piuttosto nella Vecchia Foresta per parlare con Tom Bombadil.

L'abbandono della Terra di Mezzo e il ritorno a Valinor[]

Departure at the Grey Havens by Ted Nasmith

La partenza dei Portatori, Ted Nasmith.

"Poi Cirdan li condusse ai Porti, e una bianca nave li attendeva, e sul molo si ergevano un cavallo candido e una figura ammantata di bianco. E quando si voltò e venne loro incontro, Frodo vide che Gandalf portava ora visibile al dito il Terzo Anello, Narya il Grande, e la pietra era rossa come fuoco. Allora coloro che dovevano partire furono sereni, perché compresero che Gandalf sarebbe salpato con loro. Ma ora Sam era pieno di tristezza, e gli parve che se la separazione sarebbe stata amara, più amara ancora era la via del ritorno. Ma mentre erano tutti là riuniti, e gli Elfi stavano salendo sulla nave, e ogni cosa veniva preparata per la partenza, arrivarono al gran galoppo Pipino e Merry. E fra le lacrime Pipino rideva. «Hai cercato di andartene di nascosto già una volta, Frodo, e non ci sei riuscito», egli disse. «Oggi stavi quasi per farcela, eppure hai di nuovo fallito. Ma non è stato Sam a tradirti questa volta, ma Gandalf in persona!». «Sì», disse Gandalf; «perché sarà meglio che torniate in tre piuttosto che Sam da solo. Ebbene, cari amici, qui sulle rive del Mare finisce la nostra compagnia nella Terra di Mezzo. Andate in pace! Non dirò: “Non piangete”, perché non tutte le lacrime sono un male»."
—L'addio di Gandalf, Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. IX, "I Porti Grigi"

Quattro anni dopo la distruzione dell'Anello, Gandalf, dopo aver passato quasi 2000 anni nella Terra di Mezzo, partì con Frodo, Galadriel, Celeborn, Bilbo, Elrond (e presumibilmente Ombromanto) per mare alla volta delle Terre Immortali, e non fu mai visto di nuovo nella Terra di Mezzo.

Di tutti i Maiar inviati, egli fu l'unico ad aver completato con successo il suo compito di salvare la Terra di Mezzo da Sauron, dopo aver guidato e consigliato i diversi popoli degli uomini portandoli a sconfiggere definitivamente l'Oscuro Signore. Anche se non fu mai più visto nella Terra di Mezzo, le sue azioni e le sue fatiche assicurarono e permisero agli uomini di entrare nell'era del loro dominio. Così, in un certo senso, può essere visto come uno dei Maiar, se non il più grande di tutti i Maiar, che ha lavorato per portare speranza e coraggio, piuttosto che a dominare e a distruggere, come Sauron aveva fatto.

Sviluppo del Personaggio[]

Origini Mitologiche[]

Odino il viandante

Immagine di Odino raffigurato come il "Viandante"

Il nome "Gandalfr" di Antico Norvegese appare nella lista dei nani nella "Völuspá" dell'Edda poetica; il nome incorpora le parole gandr che significa "bacchetta", "bastone" o (specialmente nei composti) "magia" e álfr che significa "elfo". Tolkien trascrisse questo nome insieme a quelli dei nani quando scrisse Lo Hobbit, negli anni '30.

Giunse a pentirsi del riutilizzo di questa "marmaglia di nani con nomi relativi all'Edda, [...] inventati in un ora di ozio", quando lo costrinsero ad arrivare ad una spiegazione del perchè l'Antico Norvegese dovesse essere usato nella Terza Era della Terra di Mezzo. Risolse il dilemma nel 1942 con la spiegazione che l'Antico Norvegese era la traduzione del linguaggio di Dale. La figura di Gandalf ha altre influenze provenienti dalla mitologia Tedesca, particolarmente da Odino nella sua incarnazione come "il Vagabondo", un vecchio con un solo occhio, una lunga barba bianca, un cappello a tesa larga, e un bastone. Tolkien dichiarò che pensava a Gandalf come al "vagabondo Odino" in una lettera del 1946. Gandalf è anche simile a Väinämöinen, un Bardo nella mitologia Finlandese.

Der Berggeist[]

Der Berggeist by Josef Madlener

Der Berggeist, Josef Madlener.

Tolkien aveva una cartolina contrassegnata Der Berggeist "Spirito della Montagna", e nella copertina della busta nella quale la teneva, scrisse ad un certo punto "origine di Gandalf". La cartolina riproduce un quadro di una figura barbuta, che siede su una roccia sotto un pino in un paesaggio montano. Indossa un cappello a tesa larga e un lungo mantello e un cerbiatto bianco sta annusando le sue mani.

Humphrey Carpenter nella sua biografia del 1977 dice che Tolkien aveva comprato la cartolina durante la sua vacanza in Austria nel 1911. In ogni caso, Manfred Zimmerman (1983) scoprì che il quadro era dell'artista tedesco Josef Madlener e è datato intorno agli anni '20. Carpenter concluse che Tolkien era probabilmente egli stesso in errore sull'origine della cartolina. Tolkien doveva aver acquistato la cartolina in qualche momento dei primi anni '30, al tempo in cui Lo Hobbit aveva già iniziato a prendere forma.

Il dipinto originale fu messo all'asta a Sotheby's, a Londra il 12 Luglio 2005 per 84,000 sterline. Il proprietario precedente aveva ricevuto il dipinto da Madlener negli anni '40 e ricordò che gli aveva detto che le montagne raffigurate sullo sfondo erano le Dolomiti, più in particolare le Torri del Vajolet, in Trentino Alto-Adige.

Prima apparizione[]

La prima descrizione di Gandalf si trova nelle prime pagine de Lo Hobbit, datate nei primi anni '30. La rinomanza di Gandalf viene allusa ancora prima della sua descrizione fisica ("Storie e avventure spuntavano fuori da ogni parte, dovunque egli andasse, e del tipo più straordinario"), rivolta dall'autore al lettore, mentre la prima impressione di Bilbo è: "un vecchio con un bastone. Aveva un alto cappello blu a punta, un lungo mantello grigio, una sciarpa argentea sulla quale la lunga barba bianca ricadeva fin sotto la vita e immensi stivali neri."

Adattamenti[]

Lo Hobbit (1977) e Il Ritorno del Re (1980)[]

The Hobbit (1977 film) - Gandalf

Gandalf ne Lo Hobbit nel 1977.

Gandalf Return of The King (1980)

Gandalf come appare nel film d'animazione Il Ritorno del Re del 1980

Nell'adattamento animato del Lo Hobbit del 1977 prodotto dalla Rankin/Bass, il personaggio di Gandalf è doppiato da John Houston, ed è abbastanza in linea con il personaggio del romanzo.

Nel film de Il Ritorno del Re del 1980, prodotto sempre dalla Rankin/Bass, il personaggio di Gandalf è di nuovo doppiato dall'attore John Houston che già tre anni prima aveva dato la voce allo stregone in Lo Hobbit del 1977. La grafica del personaggio è sostanzialmente la stessa di quella del film di tre anni prima, ma in questo adattamento appare unicamente come Gandalf il Bianco, anziché come Gandalf il Grigio.

Il Signore degli Anelli (1978)[]

Gandalf - Il Signore degli Anelli (1978)

Gandalf, Il Signore degli Anelli (1978).

Nel film animato Signore degli Anelli del 1978, lo stregone è doppiato da William Squire, mentre nelle scene d'azione, ottenute con la tecnica rotoscopica, è interpretato dall'attore John A. Neris. Anche in questo caso la resa del personaggio è stata considerata dalla critica e dai fan abbastanza fedele allo spirito del romanzo.

Trilogia de Il Signore degli Anelli (2000-2003) e de Lo Hobbit (2012-2014)[]

Gandalf

Gandalf, interpretato da Ian McKellen

Nella trilogia di Peter Jackson de Il Signore degli Anelli, lo stregone è interpretato dall'attore britannico Ian McKellen. Inizialmente questo ruolo era stato offerto a Sean Connery, ma l'attore scozzese rifiutò il ruolo nonostante gli fosse stata offerta una corposa percentuale delle royalties del film, in quanto per sua stessa ammissione non riusciva a calarsi pienamente nel personaggio.

Inoltre l'attore Christopher Lee (che nelle due trilogie interpreta Saruman) grande fan del libro de Il Signore degli Anelli e amico di J.R.R. Tolkien, si era proposto nel ruolo di Gandalf ed era stato pure provinato dal regista. Tuttavia, vista la sua età avanzata che gli avrebbe impedito di prendere parte a molte delle scene d'azione, alla fine decise di lasciare il ruolo di Gandalf a Ian McKellen e assumere invece quello di Saruman.

Nonostante alcune differenze tra il libro e la sceneggiatura, il personaggio è stato reso abbastanza in linea con quello di Tolkien e l'interpretazione di Gandalf è considerata da molti una delle migliori di Ian McKellen.


Note[]

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